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MUSEO DELL'OREFICERIA DIFFUSO [MOD]

A raccontare l’identità storica di Valenza sarà il MOD – Museo dell’Oreficeria Diffuso e lo farà attraverso una narrazione affidata non a un singolo luogo ma a un insieme di luoghi, fisici e virtuali, uniti da un itinerario tematico.

Attualmente sono visibili le prime tre stazioni del MOD dislocate nel centro storico cittadino.

Presso l’antico complesso di San Domenico (ex scuola elementare Carducci) a Valenza è stata allestita nell’area del portico esterno la vetrina del Museo dell’Oreficeria Diffuso di via IX febbraio che ospita la ricostruzione di un laboratorio orafo dei primi del ‘900. Gli attrezzi, i macchinari e gli oggetti che sono esposti appartengono alla preziosa collezione che negli anni l’Associazione Amici del Museo dell’Arte Orafa di Valenza ha sapientemente conservato e ordinato. A questo materiale si aggiunge un forziere del XV Secolo appartenuto a una antica famiglia di orafi faentini che Stefano Verità aveva acquistato per conto dell’Associazione Orafa Valenzana nel periodo in cui ricoprì il ruolo di Presidente (1983-1988) e recentemente concessa in uso al Comune di Valenza. 

Le altre due sedi del MOD sono Palazzo Valentino – Centro Comunale di Cultura e la rotonda di Largo Costituzione. In questi due siti sono visibili antichi macchinari per la lavorazione dell’oro sempre parte della collezione dell’Associazione Amici del Museo dell’Arte Orafa di Valenza.

Il Museo diffuso ha anche un suo specifico logo che è stato ripreso da quello ideato nel 1996 da Ezio Campese per il Museo dell’Oreficeria. E’ del grafico Davide Fossati di Nuvole la riproduzione del logo nella versione per il Museo Diffuso.

Così Costanza Zavanone (Assessore alla Cultura, 2015-2020) illustra il progetto del Museo dell’oreficeria diffuso:

A PROPOSITO DI MUSEO DIFFUSO - "È noto che da diversi anni l’istituzione di un museo del gioiello a Valenza appare come un’impresa utopica, dati i costi altissimi che comporterebbe la sua gestione, per citare almeno uno degli elementi problematici che comporterebbe la sua esistenza.

Convinta della necessità di una politica culturale legata al lavoro orafo, fin dall’inizio del mio mandato ho continuato a pensare ad una possibile soluzione del problema guardando al modello alternativo del museo diffuso. Partendo da questa idea di scomporre gli elementi costitutivi di un museo in luoghi diversi ho immaginato infatti tappe costruttive del progetto distribuite negli anni, così da porre le fondamenta di un disegno che potesse crescere nel tempo, coinvolgendo tutta la città di Valenza e le future amministrazioni. 

 

Quattro anni fa con la partecipazione a un bando regionale per il censimento di archivi d’impresa è iniziato il tenace lavoro di Riccardo Massola che, grazie alla collaborazione di molte storiche aziende del distretto, degli Amici del Museo dell’Arte Orafa e della scuola orafa For.Al “V. Melchiorre”, ha portato alla creazione del sito www.archiviorafivalenza.it, vero e proprio Museo virtuale del gioiello, unico in Italia, che consente anche un ingresso “tridimensionale” in due laboratori, uno tradizionale ed uno attualissimo. A questo si aggiungono ora due luoghi espositivi: pochi pezzi al Centro Comunale di Cultura e la piccola bella vetrina del S. Domenico. Possiamo sperare che alle iniziative del Comune si uniscano i privati in futuro, ad esempio offrendo ai visitatori, in spazi diversi, esposizioni temporanee che potrebbero essere di grandissimo valore, lungo un itinerario mobile in continuo crescendo. 

Mi rendo conto che la mia possa essere considerata un’idea visionaria. Ma credo che valga la pena continuare. Per ora dimostriamo, con il recupero degli archivi, della collezione degli Amici del Museo e con l’utilizzo del logo elaborato da Ezio Campese per il museo, che il lavoro fatto in passato non solo non è andato perso ma segna un nuovo inizio."

Valenza: Giuseppe Raia, ha cominciato a 13 anni quando usava l’osso di seppia  per fondere a mano il metallo, come quello esposto al «MOD», il Museo dell’Oreficeria Diffuso

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